Per la medicina cinese la tristezza è emozione associata al movimento metallo, che ha il potere di rallentarci, di farci fermare. É utile a farci digerire quando siamo feriti e sofferenti (per un lutto, fallimento, la fine di un legame) ci aiuta in un lavoro di riparazione e ricostruzione di noi stessi.
La tristezza ha molte sfumature:
*può rivolgersi al passato ed essere nostalgia, malinconia, rimpianto; *umore nero; *uno stato di delusione che non ci fa credere più nel futuro che diventa disperazione; *può essere una cupezza, dispiacere, afflizione per perdite subite.
Il dispiacere ci consente di affrontare le nostre perdite e attraversarle, lasciando andare idee, comportamenti e relazioni che non sono più disponibili. Possiamo provare dispiacere per la nostra vecchia casa, un impiego che abbiamo lasciato. Il dispiacere non è un rimpianto, ma un distacco. La risolutezza è il dono che arriva dopo il dispiacere, è il riconoscimento di quello che abbiamo e la decisione di andare avanti con questo. Emerge come l’oro puro dalle ceneri.
C’e poi la tristezza della solitudine, dell’assenza di cose che non abbiamo mai avuto e che sempre aspettiamo: l’amore, la felicità, la armonia, la dolcezza… Cadiamo nella tristezza quando non sappiamo far fronte alle avversità della vita come una disoccupazione o una separazione. Un accumulo di amarezze che ci possono condurci a stati di tristezza importanti.
La tristezza può essere positiva perché ci costringe a dare un significato a ciò che viviamo, a capire l’ importanza di reagire e di riaffermare la nostra individualità, e a riscoprire la nostra autenticità e ci aiuta svolgere quel compito nei confronti della nostra evoluzione personale, la realizzazione del nostro mandato (missione di vita).